Le mie patrie

"Parole di seta"

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La mia patria
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La mia patria è una,
non importa
se è divisa in due.
Tra stoppie bruciate
o spine del deserto
brucia la mia anima.
Le vene del Sinni
seccano
nelle gole dell'Alborz.
Nulla esiste davvero.
Non i muri grigi
del mio paese
spaccati dalle frane
non i muri gialli
fango sterco e paglia
di quest'altro mio paese
sciolti dalla pioggia
polvere dispersa al vento
che spegne il passo
greve
degli asini
castelli d'illusione
rovine senza storia
del mio deserto.
Nulla esiste davvero.
Amici dagli occhi neri
donne dai veli neri
senza faccia.
I millenni ingoiano i giorni.
Sola certezza
le montagne
nude
gigantesche impastate di tempo
che
sul cercine di neve
sul capo eretto
come donne solenni della mia terra
portano l'azzurro dell'infinito
restano
immobili incorruttibili
ed io
serrata dai centomila artigli
del mio disperato amore


(in Istantei d'amore ibernato, p.91)

Donne del sud

 

EPIGRAMMI AL MIO PAESE

Dal lume di luna
era nato il mio paese:
sorgeva di notte
e di giorno spariva
ingoiato dal sole.

Per questo, sai,
ho questa faccia stralunata!

***             
Silenzio
punteggiato di stelle
e di grilli
al mio paese
appuntati come spilli
al cuore della notte.

***               
La strada del mio paese
era a forma di serpente:
la bocca si apriva in piazza,
la lingua rossa,
finiva nel portale della chiesa:
vi camminavano sui tacchi
le beghine, portando
appuntate come spilli
nella crocchia
tutte le cattiverie sulla gente

(da In uno specchio la fenice, p22)
          

 

 

 

...una poesia in cui il meridione natio e l'Iran acquisito si mischiano in un lirismo dove sensibilità squisitamente femminile e più fonda elegia trovano un loro personale rilievo...
(Vittorio Sereni
"...sud è la Basilicata, ma a sud è anche la Persia, sud è la Spagna, tutti paesi fortemente impregnati di "mito"..
(Fusco)
Nel 77 Gina si
trasferisce a
Parigi,
grande madre
di tutti
gli esuli...
(da Prefazione
ad In uno
specchio
la fenice)

BRETAGNA
Nebbia
(a Miquette)
Volevo bene anche alla nebbia:
fasciava il dolore,
attutiva il grido,
ovattava la vergogna
Non lo sapevo
che la nebbia era mia madre


(da Poésie sur soi/e, Editrice Roma 1988)

 

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