Storie del samovār

"Parole di seta"

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Brano tratto da "Storie del samovār", romanzo inedito della sua "eterna" giovinezza e secondo di una trilogia di racconti che fa seguito al recente Storie della pignatta.

leila.jpg (15390 byte) Bambina iraniana al telaio

In un’oasi nel cuore del deserto si trova Isfahān, la cittā azzurra, che era, una volta, la capitale del regno. "Metā del mondo", č chiamata per la sua bellezza. Cupole azzurre e d’oro imitano il cielo, i palazzi sono merletti di pietra, tra i quali fioriscono rose di smalto, che fanno a gara con le rose vere fiorite nei giardini. C’č un palazzo detto "Sette paradisi" Nessuno sa dire se esiste davvero, o se č solo sognato o inventato: gli abitanti di Isfahān hanno fama di essere artisti, e con gli artisti, non si sa mai dove finisce la veritā e dove comincia l’immaginazione.

Attraversa la cittā azzurra un fiume, lo Zaienderųd, il " fiume della vita ", su cui si tende un ponte dalle cento arcate. Nei giorni di festa, d’estate, sotto ogni arcata c’č gente che prende il fresco, seduta intorno a un samovār, e guarda l’acqua che scorre riflettendo le cupole azzurre e d’oro.

In nessun lago si getta il fiume, in nessun mare: attraversa la cittā, la arricchisce delle sue acque: fioriscono i suoi giardini, sgorgano le sue fontane, e poi il " fiume della vita " sparisce, ingoiato dalla sabbia del deserto.

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