Storie della pignatta

"Parole di seta"

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...Chi è il destinatario di questo libro? Senz'altro il primo nipotino di poco più di un anno, se dopo aver scritto per decenni soprattutto poesia, Gina, di colpo, decide di mettersi a scrivere in prosa e per bambini. Ma lui lo leggerà solo tra qualche anno. Per il momento i destinatari siamo noi e ringraziamo Gina di aver aperto per noi il suo album di famiglia che, con le sue foto color seppia e un po' sbiadite, è anche il nostro. (Maria Pia Granisso)

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Gina Labriola, Storie della pignatta,
pref. Luigi Reina, Ed. Il Grappolo, 2001

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Un libro costruito sul filo della memoria e della fantasia creativa. Le storie di zia Capitolina e di zio Giosuè rivissute dalla scrittrice-bambina attraverso i racconti "magici" che ribollono ed esalano a sbuffo tra i vapori della vecchia pignatta di terracotta.

NOVITA' EDITORIALE: ESCE IN QUESTI GIORNI CURATO DALLE EDIZIONI IL GRAPPOLO - SALERNO IL LIBRO LE STORIE DELLA PIGNATTA

 

Le storie della pignatta (L'incipit)

Volete sapere perché mi frullano in testa tante storie, che si intrecciano, si mescolano, si inseguono, con il capo da una parte e la coda dall'altra, il principio in Oriente, la fine in Occidente, un pezzetto al nord, un pezzetto al Sud, dal mio paese a un altro paese? Ogni volta rinasco, ma il mio destino mi costringe a partire ancora.

Causa di tutto questo un rituale magico eseguito all'incontrario, il giorno della mia nascita.

Al mio paese, quando veniva al mondo un bambino, si usava gettare un po' d'acqua dal suo primo bagno nella cenere del focolare, se era una femmina, per indicare che il suo compito era quello di starsene in casa; se invece era un maschio, l'acqua si versava per strada, fuori dalla porta, per indicare che doveva andarsene via, a cercare fortuna, lontano. Era, il mio, un paese di emigranti.

Niente altro che una consuetudine, come tante altre che si tramandano da tanto tempo. Faceva parte delle usanze che rallegravano una nascita: chi voleva crederci, ci credeva (...)

Mi hanno raccontato che quando stavo per nascere, c'era in casa una gran confusione, come sempre accade quando nasce un bambino, e tutte le vicine, le parenti, le amiche di mia madre erano venute ad aiutare, o a curiosare, e chi consigliava una cosa, chi ne proponeva un'altra, chi scommetteva che sarebbe nato un maschio, chi invece leggeva nelle stelle, o nelle nuvole, che sarebbe venuta al mondo una femmina. Le voci si incrociavano:

<<Stira le fasce! Recita una preghiera! Un'altra preghiera! Fai gli scongiuri! Attenti al malocchio! E' un maschio! Butta l'acqua fuori dalla porta! No, no! E' una femmina, è una femmina, buttate l'acqua nel focolare!>>

Nella gran confusione, una delle donne che aiutavano mia madre, stordita o mezza scema, invece di spruzzare simbolicamente qualche goccia dell'acqua del mio primo bagno sulla cenere del focolare...

(p.3)

 

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