"Parole di seta" |
Biografia |
Istanti d'amore ibernato (Premio Gatti, Bologna 1972; Premio San Valentino, Terni 1973) Alveare di specchi (Premio Il Ceppo Proposte, Pistoia 1974) PREMIO In uno specchio la fenice (Premio Dino Campana, Marradi 1982) Fantasma con flauto (Premio la Madia d'oro, L'Aquila 1993) Poésie sur soi/e (Premio Alfonso Gatto, Salerno 1989) L'exil immobile (in collaborazione con l'Università di Rennes) POESIE IN FRANCESE Poesie su seta Poesie tradotte in francese, inglese, spagnolo, bulgaro, persiano
da Alveari di SpecchiKashàn Davanti a una porta di Kashàn,non so con quale battente bussare: se con quello costruito per mano virile e annunciarmi -maschio- che copran le donne i peccaminosi capelli col velo e si nascondano all'interno dei cortili o con l'altro, dal tocco leggero, e annunciarmi donna tra le donne, e venire con voi intorno al samovar per dire male del maschio e lavare panni e vasellame nella vasca verdastra seduta sui talloni ma qui voglio restare. In questa geometria polverosa di cupole modellate nel kaghèl (1) come forme femminee o bag-ghir (2) come verghe virili nell'unico colore di miele ove si spalanca attonito l'occhio verde di un prato: scaldami al calore del forno all'odore molle del pane come sudore della pelle e riflettere la mia faccia frantumata in un mosaico di specchi, ma qui voglio restare. Io non so se sono una tortora crudele che divora i suoi figli nel nido o un mite falco dalle ali scolorite che cerca rifugio in un muro cadente fra paesaggi sognati di occidente e le acque inventate sull'intonaco tra le facce idiote dell'ultimo Kajar tra le sue sentinelle impotenti e i suoi ambigui cortigiani ma qui voglio restare. Frammento caduto d'intonaco in un giardino nascosto nella casa di Boroujerdì, ma qui voglio restare. Annodatemi in un filo di tappeto, lasciatemi scivolare tra le dita della bambina -uccellino nella gabbia del telaio- e diventare un fiore di lana in un prato sognato nel deserto un petalo con l'odore del gregge ma qui voglio restare. (30 marzo 1973) (1)-Il Kaghèl è un materiale da costruzione: fango e paglia. (2)-Nei villaggi ai margini del deserto, dove spirano venti costanti, i bad-ghir (acchiappa-vento) sono altissimi comignoli costruiti in maniera da creare correnti d'aria nelle case. (da Alveari di specchi, p.170)
Voglio perdermi _anelito d'assoluto_ (da Alveare di specchi, p.14) da In uno specchio la feniceEro io Euridice... Ero io Euridice, ed ero Orfeo,io stessa l'aspide che per tanti anni m'aveva avvelenata quando, spezzata la cetra, non sapevo più incantare neppure la belva chiusa nel fondo di me stessa. E da sola Presuntuoso Orfeo, Nell'Averno del Pentotal, Nel buio del Pentotal da In uno specchio la fenice (p.116) A rue Mouffetardmi pago una madre ad ore per partorirmi di nuovo dalla testa dall'utero dal ginocchio o dal tallone, e accetto di essere maschio o femmina, e il dolore e' tutto mio nella testa nell'utero nel ginocchio nel tallone. Ma questa volta (da In uno specchio la fenice, p.185) Torna all'inizioda Fantasma con flauto(Shariar era il principe carnefice delle mie mille notti meno una) Lasciami amarti, una notte sola,Shariar! Lasciami ascoltare la nenia del mullah, il grido dei corvi dal deserto, il ciangottare dei miei figli, nati tra le storie delle mille notti. Una notte, in cui sia corpo e non solo voce Oppure fammi uccidere, Shariar, dopo averti raccontato tante fole, e, per ultima, la mia alla rovescia. *** Con un sacco di riso,
Tutti conoscono don
Giovanni Tenorio, ma nessuno sa che Leporello, Dammi, Giovanni, una
notte sola Fammi sigillare con il
mio nome,
Bretagna. Acqua del diavolo,
Morgana, Vorrei che la mia pelle da "Fantasma con flauto" pag. 12-15
Fantasma
con flauto Non prendo il metrò. Torna all'inizioPoésie sur soi/eZolle di cielo Rivoltiamo zolle di cielo Spunteranno, da Poésie sur soi/e (p.27)
Sbatte una porta da Poésie sur soi/e (p.45)
Dalle mie dita da Poésie sur soi/e (p.54) Sono io quell'animale che fu scacciato dall'arca di Noè. Non ero né maschio né femmina, non avevo né zampe né ali non avevo né orecchie, né occhi, né peli. Anzi, no, avevo un pelo solo, ma evanescente. Non abbaiavo, non ruggivo, non ragliavo, non belavo, ma neppure ero muto come un pesce. Non seppero definirmi: terragno? Acquatico o silvestre? Marino, notturno, boschivo o celeste? Non avevo pedigree né passaporto. non avevo coda. (Sognai sempre, sì, di averne una, per agitarla, festosa, al tuo ritorno). Le orecchie? Scomparse sul nascere. Desiderio supremo: aver due gambe, (non potendone aver quattro) purché lunghe e belle. Avevo una cosa, però, che riuscì a salvarmi dal diluvio, e anche da più modesti pediluvi caserecci e semicupi, pericolosi, talvolta, pare, quando le tempeste ed i cicloni. Annego, affondo, affogo. Una piccola arca, di carta, due versi per remi, una vela trasparente, e mi ritrovo, incolume, grondante di ricordi, in un mare colorato di parole. da Poesie su seta (p.5) Culla di sole Voglio addormentarmi in una culla di sole. Lucertola di smalto dormire con gli occhi aperti spilli neri immobili nel sole. da Poesie su seta (p.8) Peana Voglio seguirti vecchio dio dove tu sei stanco. Dove il giorno è lungo. Lo sai che ho paura del buio. Non voglio i tuoi meriggi folli non voglio notti buie. Seguo il tuo viso smorto, vecchio dio là dove non ci sono incendi. Seguo la scia d'argento del tuo giorno senza tramonto, la tua luce bianca nella mia mezzanotte. da Poesie su seta (p.10) Fantôme d'une fleur Fantômbe d'un fleur un mot me suffit pour retrouver ta couleur. Ombres de paroles le couleur me suffit pour vous rendre le son. da Poesie su seta (p.13)
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